L’onirica conversione del presente
Nei miei lavori utilizzo la tecnica dello strappo usata tipicamente nel restauro, attraverso l’intonaco colato su stoffe e successivamente incollato su tamburato, solidamente applicato insieme a spray e colori. Le mie opere prendono vita in spazi onirici privi di realtà classica, mi piace infatti l’espressione del nostro io interiore collegato ad una realtà quotidiana. A parer mio il quadro è un portale tra l’anima dell’artista e di chi lo guarda. Ogni mattina mi alzo con l’obiettivo di esprimere tutto il mio carico emotivo quotidiano in assenza di filtri (Pandemia, guerra e schifezze di ogni genere del mondo): le cose che non mi piacciono le riproduco su tavola per poi in definitiva amarle. Nei miei primi anni accademici sono stato influenzato dalla storia di Pollok e dei suoi rituali, dalla visione dettagliata e simbolica di Klimt e dalle forme di Dubuffet, neo-dada, Robert Raushenberg.